Poschiavo, martedì 23 settembre 2014 - L'orso è stato avvistato alla mattina, attorno alle 7:00, da un cacciatore, che ha avvisato subito i guardacaccia.

Giunte sul posto, le autorità hanno confermato la presenza del plantigrado, riuscendo a captare un debole segnale. Un secondo avvistamento è avvenuto attorno le 10.30, sempre da parte di un cacciatore, che si è trovato davanti l'orso.

M25, che si trovava fra la Valmalenco e la Val di Togno, è dunque rientrato in Valposchiavo. 

In val di Togno si era rilevata l'uccisione dei 4 asini. La vicenda però si era tinta di mistero: da quella notte il segnale radio del collare era stato perso. La Regione Lombardia, capofila del progetto LIFE – ARCTOS, difesa dell’Orso Bruno, si era attivata al fine di mandare in Val Malenco la squadra di ricezione segnale, supportata da una squadra di primo intervento per la dissuasione dell’orso, con lo scopo di allontanare il carnivoro dalla zona utilizzando particolari tecniche.

Orso del Canada

Il presidente della Provincia di Sondrio Massimo Sertori era intervenuto perentoriamente sulla presenza in valle dell’orso “m25”, esemplare di plantigrado trentino arrivato seguendo le alte vie in Val di Togno: razziatore di asini e ospite certamente poco rassicurante dei pascoli in quota. Sertori usa, per censurare la vicenda, toni ufficiali, ma muove le leve di una vis polemica amara. «Chiedo alla Provincia autonoma di Trento – ha affermato l’amministratore sondriese – di provvedere affinché l’orso m25, la cui presenza in Val di Togno è stata abbondantemente documentata, sia allontanato dai boschi della Valtellina e possa essere rimesso in libertà in un habitat a lui più confacente».

«Questo progetto, nel merito del quale non voglio entrare – aggiunge Sertori – avrebbe dovuto contemplare la possibilità che gli eventuali territori di espansione e colonizzazione presi di mira da questi grandi predatori fossero in grado di sostenerne la presenza». «Ad oggi – precisa – il nostro sistema territoriale, senza tralasciare alcun ambito e dunque, quello ambientale, faunistico, agricolo e pastorale non è in grado di far fronte alla permanenza di un orso bruno. A maggior ragione quando si tratta di un esemplare mediamente problematico come m25».

La conclusione del presidente della Provincia di Sondrio Massimo Sertori vale in misura maggiore per la Valposchiavo, il cui mondo agricolo e pastorale è molto più esteso che in Valtellina.

 

Verona, 18.09.2014 - Il sindaco Tosi alza il tiro: "Sparate ai lupi che si avvicinano! Sta arrivando l'inverno. Non siamo sicuri per i bimbi che aspettano lo scuolabus"

Ecco dome spiega Tosi al giornale "L'arena" la sua proposta: "Sapete tutti che Verona ha anche un territorio montano con le frazioni di Trezzolano, Cancello e Moruri. Io sono preoccupato per quando arriverà l'inverno. Non ci saranno più vacche in alpeggio e poca selvaggina nei boschi. Non sono tranquillo per i bambini che al mattino a bordo strada o alla sera al rientro dalla città aspettano lo scuolabus. Per questo ho dato mandato ai miei uffici di trovare il modo di fare un'ordinanza di tutela dei miei cittadini. Io sono responsabile della loro salute e della loro incolumità e siccome nessuno mi garantisce che il lupo non apprezzi anche questo tipo di prede, autorizzo l'abbattimento degli esemplari che si avvicinano ai centri abitati."

Flavio Tosi

E intanto parte la proposta da Velo Veronese agli altri Comuni della Lessinia. Anche da Erbezzo, Bosco, Cerro, Roverè, San Mauro di Saline e Selva di Progno partiranno le richieste alla Regione: spostare i lupi dalla montagna veronese ad aree meno colonizzate dall’uomo e abbandonare il progetto europeo “Life WolfAlps”.

Nella stessa situazione si trova Vättis, Comune di Pfäfers, Canton San Gallo, Svizzera. I lupi del Calanda si aggirano intorno al villaggio già ora. Venerdì 19.09.2014, ore 19:00 gli esperti dell'Ufficio Federale e del gruppo Kora verranno a rassicurare la gente che i lupi non azzannano la gente. Quasi mai. 

Fonte: Verona sera

Per il Parco naturale Adamello Brenta il progetto Life Ursus che 15 anni fa rappresentava l'ancora di sopravvivenza ora potrebbe diventare il cappio al collo che ne decreta il fallimento

Poschiavo - 17.09.2014 - L’orso, grazie all’elevato impatto sull’immaginario collettivo, è senza dubbio a pieno titolo una specie bandiera e ombrello:utilizzare la sua immagine, o farne l’oggetto di un progetto di conservazione, implica attrarre su di sé l’attenzione di un ampio pubblico. Il Parco Naturale Adamello Brenta (PNAB), partendo da queste considerazioni, ha scelto di fare dell’orso il proprio simbolo, mettendolo al centro del proprio logo.

Rileggendo il documento ”L’impegno del Parco per l’orso: il ProgettoLife Ursus", a cura dell’Ufficio Faunistico del Parco Naturale Adamello Brenta si nota che solo una minima parte prevista dallo studio di fattibilità è stata realizzata e ora il parco si trova a gestire più di 40 orsi, ma le risorse finanziare sono esaurite. Nel bilancio 2014 figurano solo 25'000 € provenienti dall'Unione Europea per la gestione di "Life Ursus" . Una bazzecola se si pensa ai costi causati da un solo orso come JJ3 o M13 e ora M25.

Promuovere un’immagine negativa delle iniziative di conservazione in generale e ad alimentare una sfiducia nelle istituzioni ed in particolare nella professionalità e capacità operativa degli enti preposti alla gestione faunistica

I risultati dello Studio di fattibilità sottolineavano le notevoli difficoltà che il Progetto si troverà ad affrontare: “il Progetto rappresenta probabilmente, sia per le caratteristiche della specie, sia per le condizioni socio-economiche dell’area di immissione, il più ambizioso intervento di conservazione attiva della fauna mai tentato in Italia. (…) L’eventuale insuccesso dell’intervento comporta rischi non solo per la conservazione della specie, ma soprattutto per il potenziale impatto sull’opinione pubblica, in quanto tenderebbe a promuovere un’immagine negativa delle iniziative di conservazione in generale e ad alimentare una sfiducia nelle istituzioni ed in particolare nella professionalità e capacità operativa degli enti preposti alla gestione faunistica”. È quello che sta avvenendo

Coinvolgimento dell'opinione pubblica interessata

Tra le tappe obbligatorie individuate dallo Studio di fattibilità era incluso il coinvolgimento dell’opinione pubblica, che avrebbe dovuto essere informata sui presupposti organizzativi e sull’andamento del Progetto. Su questa base, il “Programma di divulgazione” delle Linee guida individua una strategia comunicativa di dettaglio, che prevede un confronto continuo con i cittadini, con particolare riferimento ai “gruppi di interesse”. Ma il confronto continuo con i cittadini interessati non c’è mai stato.

Gestire 50 orsi con 25'000€? 

Il protocollo ammette che nel caso in cui sia necessario ricatturare un orso pericoloso, sia la squadra di emergenza a tentare la ricattura e, se necessario, a trasferire l’esemplare in un apposito recinto. Ma chi gestirà gli orsi nei recinti? E con quali risorse? Ora ce ne sono già due e Daniza doveva essere la terza.Il resoconto effettuato a conclusione della liberazione di tutti gli orsi catturati in Slovenia nel Parco (fine 2003 con circa 10 orsi) evidenzia che la squadra di emergenza è intervenuta regolarmente, dovendo talvolta agire con opere dissuasive sugli animali, con una media di circa 20 uscite per anno. Ora con 40 orsi sono 80 uscite all’anno. Si vogliono finanziare con i 25'000 € dell’UE? Chi finanzia le uscite regolari dei guardiacaccia ad esempio del Cantone dei Grigioni, della Provincia di Sondrio, ecc?

La gestione dei casi critici

Masun - Il primo caso critico cui il COO deve far fronte si verifica il 23 agosto 2000 quando Masun, il primo orso reintrodotto, perde il radiocollare, grazie al sistema sperimentale di allargamento e distacco. È passato poco più di un anno dalla liberazione dell’esemplare sul territorio trentino ma già non funzionano più neanche le marche auricolari. Per la prima volta si deve rinunciare a monitorare un esemplare tramite gli strumenti radiotelemetrici e si può ricorrere soltanto alle tecniche naturalistiche, ossia agli indici di presenza. Se dal punto di vista della pianificazione progettuale la perdita del controllo diretto sugli esemplari era contemplata e data per scontata, dal punto di vista comunicativo, invece, l’episodio rappresenta il primo banco di prova per i rapporti con l’opinione pubblica. 

Daniza a Riva del Garda - Neanche un mese più tardi, il 20 settembre 2000, è Daniza la protagonista di un nuovo episodio degno di nota: l’orsa compare in tarda serata nel piazzale di una pizzeria a Riva del Garda. Immediato l’intervento dei Vigili del Fuoco, chiamati dai gestori, subito seguiti dalla squadra di emergenza del Progetto. Daniza, introdotta pochi mesi prima nel territorio del Parco, viene “spinta” dal team composto da personale del Parco e della Provincia verso i vicini boschi. Grazie a questo intervento, in poche ore l’orsa riconquista la zona boscata del Monte Brione senza che ci sia bisogno di utilizzare sedativi né tantomeno di catturare l’animale. L’episodio ha forte risonanza sulla stampa locale.

Gasper sul Doss Trento - Gasper, liberato in Val di Tovel il 7 maggio 2002, come “da copione” nei primi giorni dal rilascio si dedica all’esplorazione del nuovo territorio. È così che il 16 maggio 2002 raggiunge il Doss Trento, alle porte della città, dopo aver scavalcato il cancello di ingresso del parco cittadino. L’azione della squadra di emergenza e il coordinamento del COO anche in quest’occasione sono fondamentali per la tutela delle persone e del plantigrado

Già queste prime esperienze dovevano far suonare sirene d’allarme agli esperti:  con l'aumento dei plantigradi sarebbero aumentati anche i casi critici un indice che alla lunga il progetto non era sostenibile, se non con interventi costanti e costosi.

Fino ad oggi il Parco si è disinteressato dei casi critici causati dai suoi orsi al di fuori del suo territorio, lavandosi le mani dei problemi causati agli altri. Non è stata certo una buona politica per l'immagine della Provincia di Trento, che proprio dal Progetto si aspettava un ritorno d'immagine positiva.

Un errore di fondo catastrofico e incredibile degli esperti

Con tutti gli studi fatti dagli esperti che hanno introdotto 9 femmine e 3 maschi (ora sono diventati una cinquantina di orsi), non si è pensato che il patrimonio genetico è sempre quello iniziale. I poveri JJ3, M13 e ora M25, che si aggiravano da noi alla ricerca disperata di un’orsa, non potevano e non possono far altro che tornare nel loro territorio di provenienza ed accoppiarsi con il loro consanguinei. Gli episodi di accoppiamento tra consanguinei non porteranno che a minori tassi di natalità, riduzione della sopravvivenza o riduzione della capacità riproduttiva - tutte conseguenze possibili che potrebbero in futuro accrescere i rischi di estinzione di una popolazione già ridotta. È l’unico epilogo possibile di un progetto in via di fallimento. Ovviamente nessuno delle decine di esperti che alle spalle del progetto hanno lucrato se ne vorrà assumere la responsabilità. Tantomeno il direttore del Parco, che anche grazie al progetto Life Ursus, ha uno stipendio annuo lordo di 85'000€.

Con Daniza l'orso è tornato a pieno titolo animale totemico incarnando la nostalgia di sacro di una folta tribù pagana dei nostri tempi

di Marcello Bonazza

Con Daniza è successa una cosa che non era capitata con Bruno o con la povera orsa annegata a Molveno, credo per il semplice motivo che sono passati pochi anni, ma anche per le circostanze davvero eccezionali della vicenda. L'animale temuto e venerato, ucciso e (proprio per questo) divinizzato, capro espiatorio collocato sul suo totem al di sopra degli umani e degli altri animali e assurto a simbolo di maternità universale non è più un orso come tanti inserito in un normale benché complesso rapporto ecologico.

Il Haida classico, orso della mitologia litoranea americana nordoccidentale

Il Haida classico della mitologia litoranea americana nordoccidentale

Daniza è vittima sacrale dopo essere stato simbolo di violenza e di potenza e di fertilità. Gli innumerevoli animali domestici da lui sbranati non contano, sono vittime dovute al totem; l'innocente (un tempo) passeggiata nel bosco alla ricerca di funghi diventa superamento del confine del sacro, dove il totem regna con i suoi cuccioli; l'uccisione per mano di un potere costituito chiama in correità un intero popolo (i "trentini"), secondo schemi ahinoi ben noti, che per fortuna, ripetendosi in farsa, prevedono l'espiazione attraverso una pioggia di disdette di settimane bianche. E così via...Non giudico, constato. E confesso a mia volta un sottile, irrazionale turbamento per l'accaduto.

Fonte: http://orsotrentino.blogspot.it/2014/09/tribu-pagane-e-bisogni-del-sacro.html

 

Trento, 11.09.2014 - La conclusione drammatica della vicenda dell'orsa Daniza trentina diventa un caso emblematico per un progetto assurdo. Questa volta non è stata la Svizzera a dover prendere misure estreme, ma la stessa Italia che però non l'ha uccisa ufficialmente: Daniza è morta per overdose di anestetico

L’orsa Daniza proveniva dalla Slovenia, dove la popolazione di orsi è ben più numerosa. Era stata “ traslocata” in Trentino nel 2000 nell’ambito del Life Ursus, un progetto finanziato dall' Unione Europea che mirava ad arginare l' estinzione dell' orso bruno nelle Alpi Italiane. Stranamente allora era stata narcotizzata senza problemi e si era risvegliata nel cuore delle Alpi.

«In ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L'intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l'orsa, che tuttavia non è sopravvissuta» così scrive la Provincia di Trento in una nota.

"A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca", così si era espresso Andreotti in una frase diventata famosa. Si voleva eliminare l'orsa, ma non si aveva il coraggio di dirlo ufficialmente? Non si sapeva cosa fare dell'animale catturato?

Osservata dall'esterno la situazione è assurda. La stessa Provincia di Trento che voleva trarre vantaggio da una operazione azzardata quale l'introduzione dell'orso a fini commerciali, ora si trova in grandi difficoltà di immagine.

Lasciate in pace Daniza

Ora Daniza è in pace

Già con un altri orsi si erano adottate misure insensate come il confinamento in recinsioni, ovviamente non sbandierate al pubblico e quindi passate inosservate. Ma erano i primi sintomi che la situazione non poteva essere tenuta sotto controllo.

Il decesso dell'animale ha immediatamente scatenato una bufera di reazioni. Nelle settimane scorse molte associazioni animaliste si erano mobilitate contro la cattura dell'orsa.

"Chi è causa del suo mal pianga se stesso" verrebbe da dire. Non poteva dirlo il Canton Grigioni che si è trovato a gestire una situazione simile, creata incoscientemente da altri,  con JJ3 e M13. Dopo mille tentativi di venire a capo di una situazione assurda, ha dovuto adottare la soluzione estrema, ma lo ha fatto in modo chiaro e coerente, senza inventare stratagemmi all'italiana.

Ora il  ''caso Daniza'' rischia di trasformarsi in un vero e proprio caso politico. Tralasciando lo scontro dei partiti a livello locale va detto che l’ENPA, l’ente nazionale protezione animali e il WWF richiedono le dimissioni del ministro italiano all’ambiente Galletti, mentre il Corpo forestale ha aperto un' indagine ipotizzando reati di maltrattamento e uccisione senza reali motivi.

Da noi rimane aperto il caso M25 che si aggira a quota 1'400 m.s.m. Non bisogna essere dei chiaroveggenti per prevedere che prima o dopo il letargo sarà in nostra compagnia nei centri abitati.

 

 

Visite agli articoli
1759233

Abbiamo 61 visitatori e nessun utente online